Quando oggi Kamala Harris presterà giuramento per diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America, non sarà solamente la prima donna (e con background migratorio) a ricoprire questa posizione. Entrerà nella storia anche come la “prima matrigna” vicepresidente americano, collante di una famiglia inclusiva e multiculturale che, sottolineano in queste ore i media americani, non potrebbe essere più distante da quanto fino ad oggi rappresentato da Trump e Pence.

La famiglia allargata e multiculturale di Harris ha radici molto ampie. Padre giamaicano e madre indiana, entrambi immigrati negli Stati Uniti, hanno divorziato quando lei aveva 7 anni: Harris e sua sorella, quindi, hanno vissuto con la giovane mamma, oncologa e scienziata, che le ha cresciute, come abbiamo già raccontato, nel pieno rispetto delle loro culture di origine, ma anche con la consapevolezza di avere due figlie che negli Usa sarebbero state considerate due afro-discendenti.

La coppia (mista) Harris-Emhoff

Il vice-gentleman, il marito in carica, è Doug Emhoff, bianco, ebreo, con due figli avuti da un precedente matrimonio: Cole, 26 anni, ed Ella, 21, (in omaggio a John Coltrane ed Ella Fitzgerald, si dice) che da tempo chiamano Harris “Momala”, la quale peraltro ha un ottimo rapporto con la madre dei due, Kerstin. Il tutto talmente funzionale che, se lo avessero messo in scena quei geni della serie tv Modern Family, sarebbe sembrato artefatto.

Così come la celebre sitcom americana ha aperto la mente dei telespettatori sulla magnifica ricchezza di cui sono portatrici le famiglie allargate, sono in molti a sperare che l’arrivo degli Harris-Emhoff alla Casa Bianca allarghi la mente degli elettori su questo ideale di accoglienza virtuosa. Ideale fino ad oggi ben poco sbandierato dal pur prolifico albero genealogico dell’ex Presidente Trump, padre di cinque figli per tre mogli. La famiglia, si sa, è stata a lungo pietra angolare dei valori americani e ancora oggi è un caposaldo – se non un biglietto da visita – di chi fa politica. Secondo i politologi statunitensi i coniugi in carica hanno il compito di “umanizzare” un candidato ma, in questo caso, la vice-first coppia ha addirittura il potenziale di normalizzare le coppie miste che, secondo il potente think tank statunitense Pew, sono oggi circa una su sei. Cifra che, insieme al numero di matrimoni interetnici, è in costante aumento sin dal 1967.

 

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Vice-Family multiculturale

Ma è soprattutto sul valore di una famiglia allargata e multiculturale alla Casa Bianca che in molti oggi si interrogano, consapevoli di quanto Kamala Harris sia lontana dalla folla che poche settimane fa ha invaso Capitol Hill, impregnata di una rabbia di matrice trumpiana, xenofoba e in gran parte suprematista, oltre che di estrema destra. Sarà presente prima di tutto la sorella di Kamala, Maya Harris, probabilmente accompagnata dal marito Tony West (ex Attorney General durante la presidenza Obama, che oggi sui social si definisce semplicemente “il marito di Maya”). Sarà ovviamente presente la nipote di Harris, figlia di Maya, la giovane imprenditrice Meena Harris, che prenderà parte all’insediamento sfoggiando una maglietta dedicata alla “vice-zia”. Meena, avvocatessa laureata ad Harvard, sarà accompagnata dalle due figlie, le bambine che hanno partecipato ai festeggiamenti durante la notte elettorale, e dal marito Nikolas Ajagu, di origini nigeriane, laureato all’università di Princeton. A causa del Covid non è assicurata la presenza della cugina e dello zio indiani, che vivono a Delhi e hanno annunciato la volontà di prendere parte alla cerimonia. È certa invece la presenza, solo virtuale, della famosa Sarala “Chittis” Gopalan, la sorella della madre di Harris, resa celebre da una video-riunione di famiglia su Zoom del clan Harris-Emhoff. Da remoto anche la presenza dell’82enne riservatissimo economista di Standford, Donald Harris, padre di Kamala nonché primo docente di ruolo di colore nella storia dell’ateneo, che si è negato con successo alla stampa fino ad ora.

Make America Great Again, sosteneva Trump. The Bigger the Better (grande è bello), risponderebbe la famiglia (allargata) di Kamala Harris

 

Foto: Kamala Harris / Facebook