Uno vale uno dovrebbe valere sempre, quando si parla di diritti umani. Ma qualche dubbio ci viene, guardando a quello che sta facendo l’Unione Europea di fronte alla crisi umanitaria provocata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. I numeri sono per ora approssimativi. Secondo l’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield potrebbero arrivare in Europa 5 milioni di profughi:

Se la Russia continua su questa strada ci troveremo di fronte a una nuova crisi di rifugiati, una delle più grandi che il mondo deve affrontare

Le stime della Ue sono, al momento, più contenute: si aspettano 4 milioni di profughi, 7 milioni gli ucraini sfollati dalle loro case, ma se la guerra dovesse perdurare si potrebbe arrivare fino a 18 milioni di persone in fuga, a fronte di una popolazione di poco più di 44 milioni di abitanti.
A oggi i profughi che scappano verso Ovest sono già 300 mila. L’Unione Europea, malgrado qualche mal di pancia dei Paesi che fanno parte del blocco di Visegrad, sostanzialmente la prima linea della Rotta Balcanica, sta adottando tutti gli strumenti per far fronte all’emergenza. Ursula von der Leyen non usa mezzi termini:

Li accoglieremo a braccia aperte

Una disponibilità senza precedenti che ci piace. Anche se Romania, Slovacchia, Ungheria e Polonia, i Paesi di confine con l’Ucraina, da sempre i più restii ad accogliere i profughi, hanno chiesto riflessioni più approfondite, la mobilitazione europea è già partita. L’Ungheria ha rafforzato la presenza dei militari al confine per gestire al meglio l’emergenza ma vuole le quote: «Siamo pronti a dare riparo a migliaia di persone». La Polonia – che già si è accollata il compito di hub per il rifornimento di armi offerte dalla Ue all’Ucraina – ha approntato 8 campi profughi al confine.

Si è trovata anche la formula giuridica per dare asilo ai rifugiati, visto che l’Ucraina non è ancora un Paese europeo. La domanda ufficiale di adesione alla Ue dovrebbe essere presentata nel 2024, mentre l’adesione formale era prevista nei primi anni Trenta. Qualcuno preme per accelerare i tempi ma, formalmente, al momento, un profugo ucraino ha gli stessi diritti e gli stessi problemi di un profugo siriano o afghano. L’Unione Europea ha comunque deciso che ogni ucraino in possesso di passaporto biometrico possa circolare liberamente in Europa senza visto. Una soluzione temporanea, si capisce, ma che guarda avanti, molto avanti.

La regola giuridica della UE

In base alla Direttiva Europea numero 55 del 2001, adottata dopo la guerra nei Balcani, ai profughi ucraini sarà concesso lo status di rifugiati per un anno, con la possibilità di rinnovo. Resta da capire come saranno ridistribuiti in Europa i profughi. L’Ue vorrebbe affidarsi alla generosità dei singoli Paesi, tenendo conto del problema dei ricongiungimenti. In Italia ad esempio ci sono già 248 mila ucraini, inevitabile che i loro famigliari in fuga dalla guerra vogliano raggiungere i parenti. Il blocco di Visegrad vorrebbe invece quote più precise. Un dettaglio di fronte a questa indubbia generosità dell’Europa pronta all’accoglienza.
Ma a noi sorge un dubbio. La direttiva del 2001 sull’accoglienza dei profughi di guerra viene adottata per la prima volta con la crisi ucraina. Anche se già per altre due volte si cercò di attuarla, nel 2015 di fronte alla crisi siriana, e l’anno scorso per i rifugiati afghani. In entrambi i casi i Paesi europei non trovarono un accordo.

Due pesi e due misure per i profughi?

Ci piacerebbe pensare a un cambio di passo della Ue, temiamo che questo sia solo un’eccezione che risponde a valutazioni geopolitiche più che umanitarie, dividendo i profughi in rifugiati di serie A e di serie B. E questo non ci piacerebbe.

Foto: Facebook/Save The Children US