La massima competizione calcistica per nazionali a livello continentale, Euro 2020, sta per entrare nel vivo con la fase a eliminazione diretta, decisiva per decretare la squadra vincitrice, l’11 luglio a Londra. Parlando di calcio giocato, gli appassionati si saranno già sicuramente fatti un’idea di quali siano le squadre candidate alla vittoria finale, ma NRW ha deciso di guardare gli Europei da un’altra prospettiva: quella della diversità in campo, perché la partecipazione di calciatori afrodiscendenti (e non solo) sarà rilevante.
Analizzando le rose delle squadre partecipanti da questa prospettiva, chi sono le nostre favorite per la vittoria finale?
Italia, squalificata
La nazionale italiana è stata impeccabile se parliamo di calcio giocato, avendo concluso il girone con 3 vittorie su 3 e il primo posto, ma ha fatto discutere l’ultimo match contro il Galles per fattori extra-calcistici. Dal maggio 2020 (dall’omicidio di George Floyd), le squadre di club e le nazionali del Regno Unito hanno concordato di inginocchiarsi per qualche secondo dopo il fischio d’inizio della partita e, tranne qualche eccezione, lo hanno sempre fatto: così all’inizio del match tra Italia e Galles, i gallesi si sono inginocchiati, ma sono stati seguiti solo da 5 calciatori italiani, mentre altri 6 sono rimasti in piedi. Evento che ha suscitato molte polemiche, dividendo la nazione in due, tra quelli che appoggiavano questa scelta e quelli che l’hanno criticata aspramente. Eppure la nostra nazionale è rappresentata anche da tre calciatori italo-brasiliani (Toloi, Jorginho ed Emerson Palmieri), tra l’altro tutti scesi in campo in occasione di quel match.
Per vincere l’Europeo di NRW però serve altro, molto altro. Basti pensare che mentre Balotelli (nato in Italia, ma di origini nigeriane) indossava la maglia della Nazionale italiana, peraltro con buoni risultati, uno degli slogan più diffuso tra i tifosi era “Non esiste un italiano nero”.
Attenti alla prima fase
Fra le nostre possibili candidate alla vittoria finale, troviamo le squadre dell’Europa tedesca e della penisola scandinava. Parliamo di nazioni che sono il riflesso di una nuova era di migrazioni economiche e di rifugiati post-guerra fredda e hanno attuato un processo di integrazione relativamente riuscito. La Germania, per esempio, ha giocatori di origini turche le cui famiglie sono emigrate tra gli anni 60 e 70 (come Emre Can e Gundogan) ma anche calciatori afrodiscendenti, come Rudiger, Musiala (baby talento del 2003), Gnabry e Sanè. Questo ha dato la forza a molti club tedeschi e a tanti gruppi di tifosi di impegnarsi attivamente sul tema dell’ integrazione.
Così come la Svezia, che già nel 2018 entrò in difesa di un proprio calciatore (Durmaz, accusato e insultato per l’eliminazione al Mondiale contro la Germania solo per aver commesso un fallo che portò al gol dei tedeschi) pubblicando un video con lo slogan “F*ck Racism”.
A Euro 2020 Durmaz non ci sarà, ma gli scandinavi potranno contare su altri calciatori di origini africane, come Isak, Quaison, Cajuste e Sema. Le ultime due squadre che passano il turno dell’Europeo made in NRW sono Svizzera e Austria, che non hanno mai avuto esperienze da colonizzatori, ma con una rosa ampiamente multiculturale. La Svizzera ha addirittura 17 giocatori su 26 con radici slave, sudamericane e africane, tra cui Embolo e Akanji (stelle della squadra), così come l’Austria avrà calciatori afrodiscendenti (Alaba e Lazaro), ma anche di origine slava come Arnautović, Kalajdžić e Dragović.
Euro 2020: le nostre vincitrici
L’Inghilterra è una delle cinque nazioni (insieme a Francia, Portogallo, Belgio e Olanda) ad avere una squadra con più della metà dei calciatori presenti con origini centroamericane e africane. Non a caso parliamo di grandi potenze coloniali. In questi paesi però la diversity è spesso stata un’arma a doppio taglio, frequentemente usata come parafulmine per politiche pro e contro i migranti. In Francia, per esempio, le vittorie del 1998 e, con meno clamore, quella del 2018 sono state celebrate come la vittoria per eccellenza della Francia multietnica, vista la presenza di molti calciatori afrodiscendenti, ma la disfatta del Mondiale 2010 è stata utilizzata come pretesto per un razzismo sfrenato, arrivando addirittura ad una proposta di limitazione di presenza di calciatori con origini africane nelle squadre giovanili. Anche in Belgio l’opinione pubblica è fortemente condizionata dai risultati, tanto che Romelu Lukaku, attaccante belga e stella della sua nazionale, ha dichiarato nel 2018: «Quando le cose andavano bene, mi chiamavano Romelu Lukaku, l’attaccante belga. Quando le cose andavano male, mi chiamavano Romelu Lukaku, l’attaccante belga di origini congolesi». Rispetto all’Inghilterra, però, la risposta istituzionale alle critiche e al Black Lives Matter dei Paesi citati è stata nulla o quasi: in Francia è durata un giorno, in Olanda non è mai stata presa posizione, mentre il Portogallo è stato meta di una forte ondata di attacchi razzisti nell’ultimo anno calcistico (emblematico è quello a Marega, del Porto).
Non sarà un caso, ma le nostre vincitrici coincidono con alcune delle favorite per la vittoria di Euro 2020: la speranza è che i fischi o gli applausi non siano condizionati esclusivamente dal risultato e che il multiculturalismo nel calcio sia un punto di partenza e non un capro espiatorio
Foto: UEFA EURO 2020 / Facebook