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La legge che regola l’acquisizione della cittadinanza ha compiuto trent’anni il 5 febbraio, una legge che ha lasciato fuori dalla sua tutela centinaia di migliaia di bambini e ragazzi, ormai adulti, che oggi chiedono a gran voce una riforma, e lo fanno anche grazie a una campagna social. Ad oggi, si diventa cittadini italiani secondo il principio dello ius sanguinis, che permette l’acquisizione del diritto solo attraverso la discendenza diretta da un parente italiano. Gli stranieri possono richiederla dopo dieci anni di permanenza nel territorio, mentre i loro figli, anche se nati in Italia, esclusivamente al compimento del diciottesimo anno di età.

Attualmente ci sono diverse proposte di riforma depositate in Parlamento, tra cui quella di Laura Boldrini e di Matteo Orfini, che  il presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia doveva uniformare sebbene abbia già detto in un’intervista a NRW che lo ius culturae non arriverà neanche in questa legislatura perché il tema è troppo divisivo. Da venerdì scorso è partita una nuova campagna social inaugurata dalla Rete per la cittadinanza con l’hashtag #ècambiatoQUASItutto, con cui le giovani generazioni di italiani con origini straniere chiedono una velocizzazione dell’iter legislativo per superare una legge anacronistica sulla cittadinanza che non tiene in considerazione i cambiamenti culturali e demografici del Paese.

La campagna per la riforma

Trent’anni. Era il 1992 di Mancini giocatore nella nazionale italiana, di Cossiga che lasciava la Presidenza della Repubblica a Scalfaro. Era il 1992 quando Falcone e Borsellino venivano assassinati e la Prima Repubblica era ormai giunta al suo tramonto. Era un’altra Italia, e questa campagna calca la mano su come la riforma sia rimasta immutata nel tempo, nonostante il Paese abbia cambiato volto.

«Vogliamo che sia l’ultimo compleanno di questa legge ingiusta» dichiara Ada Ugo Abara, presidentessa di Arising Africans, una delle associazioni che fanno parte della rete per la riforma della legge.

Nelle settimane scorse, anche io, come la legge, ho compiuto 30 anni. Attorno a noi cambia tutto, tranne questa legge. Per questo abbiamo lanciato la challenge #ècambiatoQUASItutto con cui invitiamo tutte le persone a postare una propria foto del ‘92 e raccontare cosa è cambiato da allora

Molti artisti e influencer hanno accolto la sfida postando sui loro canali social scatti del ‘92, tra cui la modella Bianca Balti e l’attrice Valentina Melis.

 

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Le proposte di modifica della legge

Dagli anni ’90 ad oggi, tante sono state le organizzazioni che si sono mobilitate per la riforma della legge per la cittadinanza. Il movimento più recente, la Rete per la cittadinanza, racchiude in sé associazioni e singoli attivisti da tutta Italia che insieme hanno formulato una proposta di riforma. La rete chiede l’accorciamento dei tempi burocratici per il rilascio della cittadinanza, regole certe per la presentazione delle domande e nella loro valutazione, l’eliminazione della discrezionalità della pubblica amministrazione e la rimozione del criterio di merito, che a causa dei decreti sicurezza revoca la cittadinanza in caso di condanna penale. In breve, vuole la trasformazione della cittadinanza in un diritto da riconoscere e non una concessione da parte della pubblica amministrazione.

La cittadinanza negata

L’obiettivo di questa campagna è quella di indurre il governo a riformare la legge del ’92 prima della fine di questa legislatura. Una riforma che sembra più urg­­­ente che mai, considerando, secondo i dati di Centro studi e ricerche Idos, che oggi si contano 860 mila residenti “stranieri”. Di questi il 95% è  nato sul territorio nazionale e sarebbe idoneo alla cittadinanza se questa fosse estesa con la riforma auspicata.

Noi di Nuove Radici ci siamo uniti alla campagna per chiedere che finalmente il Paese volti pagina e sia all’altezza del cambiamento di cui è ormai diventato portatore, anche se vorrebbe ignorarlo. L’hashtag #Italiadimmidisi è il secondo motto dell’iniziativa, una richiesta di matrimonio per un amore che è negato da troppo tempo. Non costringeteci a metterci in ginocchio però.