C’è una guerra silenziosa che si combatte ogni giorno da anni. Nel Sud del Mediterraneo come al confine nell’Est dell’Europa. Una guerra che fa strage di uomini, donne e bambini.
299 le vittime certe conteggiate fino al 28 marzo. Ma di chissà quante non si sa nulla. L’anno scorso erano state 1553. Delle ultime 90 si è saputo solo sabato scorso
Ne hanno parlato 4 profughi raccolti al largo della Libia Orientale dalla petroliera con bandiera panamense Alegria 1, che aveva raccolto la segnalazione da un aereo da ricognizione partito dalla base di Sigonella. I richiedenti asilo erano partiti dal porto libico di Al-Khoms, hanno raccontato in francese i sopravvissuti, spiegando che la loro imbarcazione era poi naufragata per le avverse condizioni del tempo.
Abbandonati in mare, non vedranno mai l’Europa
All’appello mancavano dunque oltre 90 persone. Ma la petroliera Alegria 1, incurante delle richieste di Medici Senza Frontiere, ha preferito continuare la navigazione verso il porto di destinazione, l’hub petrolifero libico di As Sidrah, dove sono stati scaricati pure i richiedenti asilo.
Le implicazioni giuridiche del mancato soccorso in mare, una delle violazioni più gravi del codice di navigazione, qui ci interessano poco. Ci vengono in mente però alcune considerazioni.
Dall’inizio dell’anno la Guardia Costiera libica e quella tunisina hanno riportato in patria oltre 3 mila profughi. L’anno scorso erano stati oltre 30 mila
Mentre l’Europa solidale (quasi tutta, vedremo gli sviluppi in Ungheria con la riconferma del presidente Orban) sta accogliendo giustamente a braccia aperte i richiedenti asilo in fuga dall’Ucraina, c’è il rischio che altri profughi, in fuga da altre guerre, non siano accolti allo stesso modo.
La Direttiva 55 della UE non vale per tutti?
Avevamo già notato come la Direttiva 55 dell’Unione Europea, quella che concede lo status di profugo provvisorio agli ucraini in fuga dopo l’invasione della Russia, non era stata applicata né per i richiedenti asilo siriani nel 2015 né per quelli afghani nel 2021. Visto che la guerra è sempre guerra dovunque sia combattuta, le vittime civili sono sempre le stesse qualunque passaporto abbiano in tasca, non è che per noi europei, alla fine la differenza la fa il colore della pelle di chi dovremmo aiutare senza se e senza ma?
Foto Flickr/Queensland State Archives