La finestra temporale per far emergere i lavoratori stranieri irregolari prevista dal decreto Rilancio, si è chiusa a Ferragosto. L’esito è stato così trionfale che manco il leader della Lega, Matteo Salvini, sembra essersene accorto e infatti ha preferito battere il tasto sugli sbarchi dalla Tunisia o continuare difendere i discotecari banditi dall’emergenza sanitaria. NuoveRadici.World ha seguito quasi quotidianamente la corsa agli ostacoli grazie all’accorata vigilanza di Grei250: il gruppo di esperti, avvocati, comunicatori, attivisti nato dal desiderio di aiutare la maggioranza parlamentare a migliorare il provvedimento. I numeri, in sintesi, per ora dicono che le domande inviate in due mesi sono state 207mila, di cui solo 30mila da parte di lavoratori agricoli. La maggioranza delle richieste è venuta da lavoratori domestici veri o presunti. In attesa di dati più precisi anche sulle domande da parte dei richiedenti asilo, che paiono essere quelli più penalizzati dalla confusione delle norme restrittive, il bilancio provvisorio descritto da Ugo Melchionda, ideatore e portavoce di Grei250, è il seguente: «Non è stato un flop, come temevamo, ma neanche il successo che auspicavamo. Molte regolarizzazioni di comodo, con l’85% fra colf e badanti, buon risultato in agricoltura con due terzi delle domande sulla stima complessiva dei braccianti in nero. Male invece per i 400mila irregolari che sono rimasti esclusi», sottolinea Melchionda, «sia nei settori contemplati dal provvedimento sia in quelli mai presi in considerazione (edilizia, ristorazione, turismo per citare i principali) e molte, troppe difficoltà per i richiedenti asilo che, per accedere alla domanda di regolarizzazione, hanno spesso dovuto rinunciare alla richiesta di protezione internazionale».

Si aggiunge anche una nota di amarezza fra i molti avvocati e giuristi di Grei250, che hanno raccolto diverse testimonianze per fare un report finale, fra cui quella di Abdoul che lavorava alla Fincantieri e per regolarizzarsi è dovuto andare a Foggia, fingendosi bracciante. Loro, che hanno combattuto contro la burocrazia e le molteplici interpretazioni del provvedimento, ci hanno anche raccontato illegalità commesse da connazionali dei lavoratori stranieri con richieste di diverse migliaia di euro in cambio di un contratto di lavoro.

Persino boicottaggi in qualche caso da parte degli stessi imprenditori agricoli, come ad esempio a Verona, dove molti hanno preferito continuare a sfruttare il lavoro precario degli irregolari, senza ricorrere alla mini-sanatoria

E hanno constatato le difficoltà per i richiedenti asilo che sono stati in balia delle varie interpretazioni fino a quando una nota tardiva da parte del Viminale ha chiarito che non era obbligatorio rinunciare alla richiesta d’asilo per accedere alla regolarizzazione.

Qualche dato dal report del Viminale

La Lombardia è la regione da cui è stato inviato il maggior numero di richieste per il settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona (47.357) mentre al primo posto per il lavoro subordinato si trova la Campania (6.962). A livello provinciale, ai primi tre posti ci sono Milano (22.122), Napoli (19.239) e Roma (17.318) per le domande per l’emersione del lavoro domestico, e Caserta (2.904), Ragusa (2.005) e Latina (1.897) per l’emersione del lavoro subordinato.

Sui 176.848 datori di lavoro che hanno presentato domanda di emersione per il settore domestico, 136.138 sono di nazionalità italiana, mentre, per il lavoro subordinato, sono italiani 28.013 datori su 30.694 richiedenti.

Rispetto al Paese di provenienza del lavoratore, infine, ai primi posti risultano l’Ucraina, il Bangladesh e il Pakistan per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’Albania, il Marocco e l’India per il lavoro subordinato

Per quanto riguarda invece le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri (ai sensi dell’articolo 103, comma 2, del decreto rilancio), il totale ammonta a 12.986. I dati conclusivi mostrano, a livello provinciale, nelle prime tre posizioni nell’invio di questa tipologia di domande, Verona (675), Cuneo (466) e Cosenza (423), seguite da Milano (406).

Il ministro per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha dichiarato di essere soddisfatta per le 200mila persone sottratte all’invisibilità e ha rilanciato, affermando che migliaia di lavoratori saranno favoriti dal Piano Triennale contro il Caporalato. Anche se gli invisibili emersi nel settore agricolo sono solo 30mila rispetto al totale delle oltre 200mila richieste. Bisognerà aspettare per vedere tutti i dati disaggregati e fare una valutazione più approfondita, ma intanto noi ci interroghiamo sulla narrativa di questo provvedimento, nato storto. Si volevano salvare i braccianti del Sud dallo sfruttamento e sottrarli ai ghetti, ma la maggior parte delle richieste sono arrivate dalla Lombardia. In mezzo al frastuono per l’emergenza sanitaria, in pochi si sono accorti che la mini-sanatoria si è di fatto conclusa. Il bilancio provvisorio? Deludente, per usare un eufemismo.