Avanti così. L’esortazione del presidente della Regione Sicilia al governo per dichiarare lo stato di emergenza a Lampedusa prima e l’ordinanza per far sgomberare tutti i centri accoglienza poi, ha creato come da copione un dibattito lunare e dogmatico. Siamo sicuri che esista un’emergenza sanitaria fra i migranti? Chi sostiene questa tesi non ha dati certi per argomentarla, mentre suona come un imperativo la rabbia dei sindaci siciliani e soprattutto di quello di Lampedusa, Totò Martello, che si batte, senza pregiudizi contro i migranti, per decongestionare l’hotspot dell’isola, nel mezzo di una pandemia non ancora finita.
Avanti così. Il tentativo di strappo istituzionale di Nello Musumeci è stato giudicato eversivo da tanti, come ad esempio da Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi, che invece padroneggia il tema dell’accoglienza con pragmatismo. E a NRW spiega: «Se Musumeci avesse sollevato il problema di Lampedusa, allora, pur permanendo la carenza di competenza della regione nella materia della gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo, il grido d’allarme avrebbe avuto un senso perché sussiste uno stato di effettiva necessità. Ma non è chiedendo l’espulsione di tutti i migranti dalla Sicilia che si affronta il problema degli sbarchi che sono nella norma, con dati simili al 2018. Così si crea solo la falsa percezione di essere davanti a un’invasione».
Mi chiedo anche se sia solo insipienza, quella del governo che non trasferisce i migranti dall’hotspot di Lampedusa o e se si voglia creare un punto di rottura per far saltare in aria del tutto il sistema di accoglienza
Il Viminale per ora ha risposto picche al presidente della Regione Sicilia, rammentandogli che non spetta a lui il coordinamento della gestione degli sbarchi, ma l’insipienza del governo che sta scaricando la pressione migratoria e la gestione sanitaria su Lampedusa oltre ogni misura, è davvero incomprensibile.
Cosa sta succedendo? Siamo sicuri che gli altri centri di accoglienza non abbiano posti per accogliere chi arriva a Lampedusa? Eppure i decreti sicurezza hanno espulso migliaia di ospiti fuori dal sistema di accoglienza. Perciò può essere utile leggere l’analisi del sindaco di Lampedusa che ha scritto una lettera al premier con toni molto duri, rimasta senza risposta.
Lampedusa ha bisogno di risposte concrete ed immediate da parte del governo nazionale: è indispensabile avviare immediatamente i trasferimenti per ripristinare condizioni di sicurezza, innanzitutto sanitaria, nel centro di accoglienza che continua a vivere una situazione inumana di inaccettabile sovraffollamento. Il centro deve essere adeguatamente sorvegliato dalle Forze dell’Ordine per impedire che i migranti ospitati escano dalla struttura, violando le disposizioni legate all’emergenza Covid
La panoramica descritta dal sindaco di Lampedusa serve a capire perché, indipendentemente dallo schieramento politico, nessun governo dopo le primavere arabe è riuscito a gestire gli sbarchi.
Come osserva Totò Martello, negli ultimi dodici anni, da quando il tema dei flussi migratori e degli sbarchi ha assunto un rilievo politico e mediatico determinante, nessuno dei governi che si sono succeduti, a prescindere dal colore politico e dai partiti che li hanno sostenuti, ha saputo trovare una soluzione vera e concreta. Soluzione che non può e non deve in ogni caso prescindere dal rispetto dei diritti umani e delle regole internazionali
Per questo motivo, focalizzarsi sullo strappo istituzionale (mancato) del governatore siciliano che ha avuto il plauso dei partiti sovranisti è fuorviante. Dobbiamo interrogarci perché il governo teme di trasferire i migranti, distribuendoli nei diversi centri di accoglienza che non sono al limite della capienza, anzi. E invece assistiamo al caos, come è accaduto nella ex caserma Serena di Casier, a Treviso, dove, per ragioni ancora ancora tutte da ricostruire, in tre mesi gli ospiti sono diventati in maggioranza positivi al Covid.
Avanti così. Il modello di accoglienza dovrebbe essere diffusa e non permettere un’alta concentrazione di persone che non favorisce alcuna integrazione e, durante un’emergenza sanitaria, anche la propagazione interna del virus che danneggia in primis i migranti accolti. Le falle non si risolvono con gli slogan politici. Lo sa bene il sindaco di Lampedusa che il 10 settembre andrà da Papa Francesco, come capofila del progetto Snapshots From The Borders gestito da 35 partner, autorità locali di confine e organizzazioni della società civile che devono riuscire a coniugare accoglienza e sicurezza.
Avanti così. A noi restano gli interrogativi a cui dovremmo cercare risposta senza tifoserie, mentre chi sta sui territori di frontiera non resta forse che rivolgersi al Papa, data la voluta o meno incapacità politica di tutti i governi davanti ai flussi migratori, anche quelli più che contenuti.