Dopo l’esito delle ultime elezioni italiane e la formazione del Governo capitanato da Giorgia Meloni, ho ricevuto moltissime mail e telefonate da parte dei miei assistiti stranieri, preoccupati per il loro futuro in Italia.
Le storture della burocrazia (prima del governo Meloni)
Fatna, marocchina, in Italia sin da ragazza, due anni fa ha inviato la domanda per acquisire la cittadinanza italiana, ma la sua pratica non è ancora stata presa in considerazione dal Ministero dell’Interno. Nel suo caso, i funzionari hanno ben 4 anni per risponderle. Infatti, grazie al D.L. Salvini, in vigore per due anni a partire dal 4 ottobre 2018, il termine per il disbrigo delle procedure di cittadinanza era stato aumentato a 48 mesi, con effetto retroattivo nei confronti anche delle pratiche non ancora concluse e magari inviate già da oltre un anno. Con D.L. La Morgese, il termine è oggi di 2/3 anni, ma solo per le domande inviate dopo il 20 dicembre 2020. Mi chiede come fare ad avere una risposta il prima possibile, perché teme discriminazioni a causa della sua origine. Cerco di tranquillizzarla e le ribadisco che dovrà avere pazienza.
La paura di restrizioni
Florian, cittadino albanese con moglie e figli nati in Italia, ha una piccola impresa edile ed ha paura che vengano annullate le domande di nulla osta per lavoro subordinato, definite per l’anno 2021 dal decreto flussi. Domande come quella che ha inviato per fare arrivare il cognato dall’Albania a lavorare nella sua ditta come muratore.
Studenti e studentesse laureandi, neolavoratori e artisti provenienti da tutte le parti del mondo mi scrivono per sapere se le loro pratiche di conversione dei permessi di soggiorno saranno esaminate in tempo utile per ottenere le autorizzazioni di cui hanno bisogno (sul punto vedi anche qui)
Jorge, cittadino ecuadoriano, mi telefona per chiedermi cosa succederà adesso che abbiamo un governo di estrema destra al potere. Attende la risposta per far venire in Italia la madre anziana ed è spaventato da un’ulteriore dilazione delle tempistiche della pratica o da eventuali interventi restrittivi sulle norme. Gli spiego che le norme europee vincolano l’Italia al rispetto di alcuni standard, che non possono essere troppo modificati o compressi. Spero di non sbagliarmi.
La sanatoria promessa dal Conte bis
Poi ci sono Milagros, Ludmila e le tante altre persone che sono ancora in attesa di definire la propria posizione in Italia dopo la sanatoria. Dall’agosto 2020 attendono la convocazione per ottenere il tanto agognato permesso di soggiorno nell’ambito dell’emersione del lavoro irregolare. Un incubo che si protrae da più di due anni e che genera confusione ed incertezza. Esattamente l’opposto dell’obiettivo prefissato nel decreto del governo Conte bis. Su questo punto, gli operatori del diritto, così come gli interessati, sono ormai rassegnati.
In generale, chi vive in Italia da tanto tempo, si aspetta ogni possibile modifica in senso peggiorativo delle norme che regolano la vita degli stranieri nel nostro Paese
Un problema non solo del governo italiano
Lo scenario internazionale di certo non aiuta. Mikhail è un ingegnere russo di Mosca e ha ricevuto un’offerta di lavoro presso un’azienda milanese. Da maggio attendiamo la legalizzazione della sua laurea russa per poter richiedere un visto per la Carta Blue europea, procedura riservata alle figure altamente professionalizzate.
Il giorno dopo che il governo russo ha chiamato alle armi 300.000 riservisti, la legalizzazione è stata negata. Attendo una sua telefonata da giorni per sapere se riuscirà a lasciare il Paese oppure no
Non posso allora non unirmi ai tanti appelli che in queste settimane sono stati fatti al nuovo parlamento e al nuovo governo, chiedendo di intervenire sui temi dell’immigrazione e dei percorsi di acquisizione della cittadinanza italiana, senza per forza avere un approccio securitario, retorico e, ancora una volta, emergenziale. Bisogna investire molte risorse perché vi siano chiarezza, tempi certi e regole efficaci da rispettare: sono certa che ne gioverebbe non solo il Paese, ma anche chi lo considera la propria casa.