Da una settimana l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le terribili immagini di disperazione e morte sono motivo di angoscia per molti di noi. La guerra e i carri armati che invadono territori europei e costringono alla fuga le persone ci hanno fatto ripiombare nel secolo scorso. Non che di guerre non ce ne siano anche nel ventunesimo secolo, ma questo atto di violenza da parte dello zar russo ci lascia senza parole, perché molti di noi conoscono o hanno rapporti con persone che stanno subendo concretamente gli effetti di questo feroce attacco. Penso alle tante collaboratrici familiari o badanti che ho incontrato in questi anni, ma non solo. Ho in mente anche imprenditrici, studenti e studentesse di master universitari, o i ragazzi e le ragazze di Chernobyl, che trascorrono le vacanze presso le nostre famiglie in Italia.

Le famiglie lacerate dal conflitto in Ucraina

Nel nostro studio Incipit, a poche ore dall’inizio del conflitto, iniziamo a ricevere telefonate per chiarimenti ed aiuto. La sensazione di frustrazione domina le nostre risposte, ma non ci sottraiamo all’empatia e allo sgomento per quando sta accadendo. C’è chi sta rinnovando o attendendo il rilascio del primo permesso di soggiorno, come Valentyna, la figlia di una cliente ucraina, che ho assistito nell’acquisizione della cittadinanza italiana.

Senza il permesso di soggiorno in mano non può raggiungere via terra il marito che, al confine con la Polonia, è pronto a consegnarle i due figli piccoli per metterli in salvo. Come molti uomini, anche lui tornerà indietro a difendere il suo Paese

Le suggerisco di recarsi in Questura, il permesso è pronto per il ritiro da metà marzo, ma è possibile che sia già fisicamente negli uffici e che, data l’urgenza, possa esserle consegnato. E così è: ci scriviamo via chat lunedì mattina e, dopo una lunga attesa, mi dice: “Ci sentiamo poi per i bambini, grazie di tutto”. Mi salda pure la parcella che era in sospeso, tanto per farvi capire la dignità.

La fuga dall’Ucraina degli studenti universitari magrebini

Poi c’è Mourad, imprenditore italomarocchino nella ristorazione, che mi scrive in piena notte per chiedermi se so come poter far uscire i suoi nipoti marocchini che studiano all’Università di Kiev. Lui potrebbe accoglierli a casa, vista la situazione. Scopro quindi che molti ragazzi e ragazze del Marocco si laureano, specialmente in Medicina e Farmacia, presso gli atenei ucraini.

Il livello di preparazione in Ucraina è alto e non ci sono così tanti limiti come per accedere alle università dell’Unione europea. Non lo sapevo e, comunque, non so bene cosa dirgli

Poi ci sono i nostri assistiti russi: in tanti ci chiamano per condannare quanto sta succedendo, ci chiedono se riusciranno a rientrare in Italia senza problemi o come faranno per i loro affari, spesso intrecciati con le vicende economiche russe. Per non parlare delle transizioni bancarie e le altre questioni legate all’aspetto finanziario.

Intanto osservo in TV le immagini dei bus che provengo dalle zona di guerra e, con sollievo, vedo che dopo i controlli di frontiera le persone vengono fatte entrare in Italia. Dal giugno 2017 con il passaporto ucraino (biometrico) si può entrare in Europa senza richiedere il visto di ingresso di breve durata e questo non è un elemento di poco conto nelle migrazioni.

 

Il ricongiungimento familiare per i cittadini ucraini

Sebbene non se ne stia parlando troppo, i Paesi europei stanno valutando di implementare la Direttiva 2001/55/Ce in favore delle persone che fuggono dal conflitto, e di assicurare le misure di protezione internazionale e la rapida trattazione delle domande di asilo già in corso, nonché favorire le procedure di ricongiungimento familiare per i cittadini ucraini. Per quanto ci riguarda, oltre ad esprimere tutta la nostra solidarietà al popolo ucraino e a quei cittadini russi che ripudiano questa guerra, non possiamo far altro che attivarci perché l’accoglienza e gli aiuti siano effettivi e senza frontiere.

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