Inutilmente ci si affanna a mappare le alleanze tra famiglie criminali nel Sud Italia, perché sono le strategie a fare la differenza, non le affiliazioni. Siamo in una fase più orizzontale, nella quale le cupole contano molto meno degli interessi generali del crimine di stampo mafioso. Questo spiega perché molti hanno difficoltà a comprendere cosa sta accadendo nel Sud Est della Penisola, in Puglia e nel foggiano in particolar modo. Partiamo dalla cronaca, il quarto stupratore assassino di Desirée, la sedicenne romana atrocemente seviziata a San Lorenzo, viene trovato dopo pochi giorni in una grande baracca di mattoni sulla “Pista” di Borgo Mezzanone. La Pista è la più imponente baraccopoli italiana, sorta intorno a un discutibilissimo Cara, in un territorio egemonizzato da un’alleanza storica tra la famiglia mafiosa dei Romito di Manfredonia e il sodalizio dei Trisciuoglio-Prencipe della città di Foggia.
Si tratta di un’alleanza che ha scalzato la Camorra postcutoliana ed ha favorito l’ingresso della cocaina dalla Calabria grazie a mediatori salentini di Sacra Corona Unita. Forti del rapporto con i foggiani, che garantiscono per il mercato cittadino, la famiglia Romito di Manfredonia ha potuto ridimensionare i clan di Vieste, alleati storici dei loro feroci avversari, i Li Bergolis di Monte Sant’Angelo. Le frizioni sono giunte al culmine con la strage di San Marco in Lamis dell’agosto 2017, durante la quale viene ucciso un Romito ma la famiglia non ne esce indebolita. Manfredonia, Vieste e Foggia sono fondamentali per comprendere cosa sta accadendo anche nel sistema nigeriano. Manfredonia è il terzo porto adriatico di Puglia, controllato dai Romito per l’importazione di marijuana dalle cosche di Saranda e di Lazarat, di eroina dalla Turchia e per l’esportazione di armi verso l’Est. Vieste è la prima tappa turistica di Puglia, tra le prime trenta in Italia: un grande mercato per gli stupefacenti sul quale i Romito hanno messo le mani. Foggia è il capoluogo, la città più popolata, ma è soprattutto il salotto della corruzione e delle decisioni importanti. La strategia dei Romito è evidente: prendersi Gargano, costa e Capitanata, con incursioni in Molise, Daunia, Bat e Irpinia, senza pestare i piedi ai baresi e ai salentini. Questo è il sistema, assai complicato, dentro il quale si sono creati i ghetti, insediamenti di centrafricani, rumeni e bulgari che da spontanei sono divenuti un pezzo della pianificazione suburbana delle mafie straniere.
I nigeriani vi si sono installati controllando lo sfruttamento della prostituzione e, in un secondo momento, intervenendo nello spaccio spicciolo di erba dentro i troppi ghetti della Penisola. Hanno approfittato della enormità di disperati irregolari senza via d’uscita per assoldarli come pusher, broker e papponi. Accadeva nel Gran Ghetto di Rignano Garganico, accade a Borgo Mezzanone. L’Ascia Nera, mafia nigeriana egemone in Europa, ha installato una sua cellula molto efficiente a Borgo Mezzanone perché può comprare marijuana direttamente dai Romito e dai Trisciuoglio. A confermarlo è il ritrovamento di undici chilogrammi di erba in possesso del quarto assassino di Desirée, il ghanese arrestato nella baraccopoli. Undici chilogrammi acquistati a Borgo Mezzanone per essere spacciati altrove, magari proprio a San Lorenzo. Il gioco sembra essere questo secondo la mia ipotesi: i Romito importano sulla costa dagli albanesi, i nigeriani comperano a prezzo stracciato grossi quantitativi dai Romito e inviano droga nelle baraccopoli e nei palazzi occupati in giro per l’Italia (Torino, Bologna, Milano). A occhio e croce siamo di fronte a un business di alcune decine di milioni di euro che si fonda sul reinvestimento dei proventi dello sfruttamento della prostituzione. I nigeriani sono perfettamente compatibili con la strategia dei Romito perché comperano tonnellate di marijuana in contanti, arricchendo le casse di quella che possiamo considerare a ragione la più interessante mafia italiana dopo la ‘Ndrangheta. Una mafia che non disdegna di fare affari con i neri, ma che dai neri non si fa scalzare come è accaduto agli sprovveduti Casalesi. Alla base ci sono due fenomeni: un numero imprecisato di disperati alla mercé della mafia nigeriana; una fortissima domanda di sesso e di stupefacenti. Questa è la situazione, per chi la vuol vedere da vicino. Questo è l’inferno che si diffonde in Italia producendo business, mafie, carnefici e vittime.