Sociologi, avvocati, magistrati, scrittori, docenti universitari, reporter e blogger. Tutti con un’idea o una visione sul Mediterraneo. NuoveRadici.World racconterà i protagonisti del Festival. Fra loro, Maria Pia Vigilante, è avvocata del foro di Bari e tra le fondatrici di GIRAFFA onlus.
Cosa vuol dire GIRAFFA?
«Significa “ Gruppo Indagine Resistenza alla Follia Femminile Ah!”. Anni fa, abbiamo creato in modo molto informale un gruppo di auto mutuo aiuto. Era un’esigenza che sentivamo, quella di confrontarci e aiutarci fra noi; ci siamo però rese conto che non era una necessità solo nostra, ma molte altre donne avevano bisogno di aiuto. Così, abbiamo iniziato ad allargare il nostro aiuto anche alle donne vittime di violenza. Inoltre, il gruppo originario contemplava donne con un profilo professionale tale che, come avvocate, psichiatre e giornaliste, potevano con generosità mettersi al servizio di altre donne in gravi difficoltà che avevano bisogno di ascolto e di un rifugio sicuro. Non dimentichiamo che quando abbiamo iniziato, nel 1995, a Pechino la Conferenza Mondiale delle donne aveva dato vita alla famosa piattaforma in cui si ribadiva che i diritti delle donne sono diritti umani e la parità di genere un valore universale».
Nell’ambito del Festival dei giornalisti del Mediterraneo, quest’anno vi è molta attenzione alle tematiche femminili. Cosa unisce le donne che vivono attorno a questo bacino?
Sicuramente la forza della volontà. Pensiamo a quante donne, soprattutto al di là del Mediterraneo, sono entrate nei parlamenti o hanno assunto ruoli di rilievo nella vita politica. Quante di loro si sono battute contro le mutilazioni genitali femminili e sono riuscite a metterle fuori legge nei loro Paesi.
«Inoltre da loro vengono grandi esempi di capacità di rendere il dolore subìto un punto di inizio per una vita nuova. In tutte le donne c’è dignità nel dolore, perché sanno essere resilienti, hanno il coraggio di denunciare e, anche se tradite in molti casi dalle persone più vicine a loro, hanno il coraggio di denunciare. Molte volte sono processi di rinascita lenti, ma le donne sanno aiutarsi tra loro. I centri di auto mutuo aiuto e i centri antiviolenza ad esempio salvano molte donne, ma non potrebbero farlo se quelle che hanno ricevuto soccorso, con il loro esempio e le loro capacità, non facessero conoscere alle altre di essere tornate a vivere. Un altro tesoro che posseggono le donne di questa parte del mondo è il rapporto con il cibo, questo non è solo un mezzo di sopravvivenza, ma un atto d’amore».
Al Festival dei Giornalisti del Mediterraneo, lei parteciperà al dibattitto “FarWeb: nuovi modelli di controllo”. Il Codice Rosso, in vigore dall’8 agosto di quest’anno, potrà aiutare?
«Penso di sì, perché viene riconosciuto il “delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate”. Attraverso i social, molte donne subiscono violenze verbali e psicologiche difficilmente sopportabili. Ma il web nasconde altre fonti di violenza che non sempre conosciamo, se non quando è troppo tardi. Ad esempio esistono programmi spia che permettono il controllo dei movimenti, possiamo dire un pedinamento virtuale che consente all’aguzzino di sapere sempre dove si trova la sua vittima. Per questo bisogna stare attenti all’utilizzo dei social, a scaricare qualsiasi cosa dal web e accettare cookie».